Ecco la recensione del settimo episodio di The Handmaid’s Tale 5 dal titolo “No Man’s Land”(Terra di Nessuno)
Dopo il sesto episodio di The Handmaid’s Tale 5 sulla piattaforma streaming Hulu, e in Italia su TimVision, questa settimana è arrivato il settimo episodio dal titolo “No Man’s Land”(Terra di Nessuno). Ecco la recensione.
The Handmaid’s Tale 5 x07: Recensione dell’episodio “No Man’s Land”(Terra di Nessuno)
Avevamo lasciato l’episodio precedente nel pieno del suo climax: Serena ha appena sparato a Ezra e ha costretto June a salire in macchina e guidare. E ora? Ora è arrivato il momento di mettere al mondo il piccolo maschietto. Si perché già dal finire del sesto episodio si era intuito che la donna stava entrando velocemente in travaglio.
Tutto il settimo episodio di The Handmaid’s Tale 5 è incentrato su Serena e June che si trovano all’interno No Man’s Land, la Terra di Nessuno, quel punto che sta sulla linea di confine tra il Canada e Gilead. Pur essendo quasi interamente lineare, all’interno della narrazione troviamo due piccoli istanti riguardanti un momento preciso avvenuto nel passato.
Questo episodio di The Handmaid’s Tale 5 è incentrato totalmente e internamente sul rapporto tra June e Serena.
Innegabile il talento e la chimica che possiedono Elisabeth Moss e Yvonne Strahovski, qualcosa di veramente eccezionale e raro, capace di trasferire allo spettatore qualsiasi emozione vogliano trasmettere.
Si ma come si può definire un rapporto del genere?
Amore e odio sembra alquanto riduttivo. Come si può tradurre una relazione basata sulla paura, sull’odio e sul disprezzo quando al contempo sono presenti anche sentimenti di ammirazione e fiducia?
Sono talmente tanti i sentimenti contrastanti e divergenti che si sovrappongono tra questi due personaggi da far venire il mal di testa a qualsiasi terapista che provi ad analizzarlo.
Prima però di riprendere il discorso riguardante June e Serena vorrei soffermarmi un secondo su un altro punto: l’ipocrisia di Gilead.
L’ipocrisia di Gilead
Questo è l’ennesimo episodio dove viene mostrata l’ipocrisia di Gilead. La vita delle ancelle è senza valore, sono solo un tramite con il quale le mogli diventano madri. Anche se l’ancella è in pericolo di vita, L’unica cosa importante è che a salvarsi sia la creatura che porta in grembo.
L’avevamo visto con OfMattews nella terza stagione quanto dessero importanza solamente al neonato nonostante, nella stessa stagione ne hanno lasciato morire uno che aveva il cordone ombelicale attorno al collo con la scusa che “Il Signore ha voluto così”
Ora, nel settimo episodio di The Handmaid’s Tale 5, in una scena flash-back (due piccoli istanti riguardanti un momento preciso avvenuto nel passato) viene mostrata un ancella che nel momento del parto presenta notevoli complicazioni.
Sarebbe bastato portarla in ospedale ed effettuarle lì un taglio cesareo e la povera ancella si sarebbe tranquillamente salvata. Invece, trattandosi di Gilead e delle sue regole fanatiche, la donna incinta, in quanto ancella, viene trattata solamente come una incubatrice umana, un contenitore. Un cesareo frettoloso avvenuto sul posto in un ambiente non sterilizzato mettono fine alla vita dell’ancella. Lo scopo è stato raggiunto, la creaturina presente nel grembo è stata estratta sana e salva. Mentre l’ancella? L’ancella non ce l’ha fatta è deceduta e la sua morte è solo un danno collaterale.
Anche se le due scene mostrate nei flash back riguardano un singolo avvenimento e sono importanti ai fin della storia perchè mostrano ulteriormente la complicità tra le due donne e non solo ma ne parlerò poco più avanti, l’aver rivisto Alma e Brianna è stato davvero bellissimo. Le stesse due attrici Nina Kiri e Bahia Watson erano entusiaste di aver avuto la possibilità di tornare sul set.